Barriere, di Denzel Washington

a cura di Ciro Andreotti

Pittsburgh, anni ’50. Il netturbino Troy Maxson passa le giornate al lavoro, fra le chiacchiere con l’amico e collega Jim Bono e il ritorno a casa dalla moglie Rose, fra il rapporto difficoltoso con i due figli Cory e Lyons e il legame con il fratello Gabe, reduce di guerra e afflitto da problemi mentali.

Denzel Washington porta sul grande schermo l’opera teatrale di August Wilson: Fences (trad.: Recinzioni). Un titolo che cela un doppio significato fin troppo chiaro, ovvero le recinzioni che delimitano il cortile della casa a schiera nel quale risiede la famiglia Maxson, ma anche quelle molto più metaforiche che delimitano la vita dello stesso Troy e della propria gente. Fotografando lo spaccato drammatico di un’America vista sia attraverso gli occhi della comunità di colore, ma soprattutto attraverso lo sguardo disincantato di un uomo retto, lavoratore e senza particolari rimpianti nei confronti del passato: Troy Maxson, ruolo che lo stesso Washington riserva a sé stesso riuscendo a ricavarne una trasposizione dura ma credibile, fino ad arrivare alla candidatura Oscar come miglior attore del 2017. Il dramma nel quale precipita la vita di Troy, ex-giocatore di baseball privo di particolari vizi, se non le numerose chiacchiere con le quali intrattiene l’amico Jim Bono, interpretato dall’attore di teatro Stephen McKinley Henderson, è quello di essere probabilmente fuori dal tempo e desideroso per i suoi due figli solamente il meglio possibile, senza che questi si trovino costretti a pentirsi di scelte non opportune in una nazione che all’epoca non era pronta ad accettare uomini di colore in posizioni sociali solitamente appannaggio dei bianchi.

Il film di Washington, premiato con la statuetta Oscar per la perfetta interpretazione di Viola Davis nel ruolo della seconda moglie di Troy: Rose, ha rappresentato in patria un vero successo in termini di teatro prestato al mondo del cinema. August Wilson, deceduto oltre dieci anni prima dell’uscita della pellicola, ma già da tempo desideroso di portare sul grande schermo la propria opera, è stato difatti ampiamente accontentato da un Washington che all’apice della carriera ha saputo rubare la scena agli altri attori, mettendo a frutto anni di teatro con monologhi pieni del medesimo fare dolente di un blues del delta del Mississippi.

Piacerà molto agli appassionati di teatro e dei drammi famigliari perchè capace di strizzare l’occhio, a suo modo, a Indovina chi viene a cena (Guess Who’s Coming to Dinner; 1967), ma senza l’incontro fra due mondi perennemente confinanti (quello dei “bianchi” e quello dei “neri”). Piacerà decisamente meno a chi si aspetta un film veloce e giocato maggiormente sull’azione scenica. In tal caso consigliamo di rivolgersi altrove.

Barriere (Fences) USA – 2016. Regia di: Denzel Washington Genere: drammatico Durata: 140′. Cast: Denzel Washington, Viola Davis, Jovan Adepo, Stephen Henderson, Russ Hornsby, Saniyya Sidney, Mykelti Williamson  Fotografia: Charlotte Bruus Christensen Musiche:  Marcelo Zarvos Soggetto: August Wilson Sceneggiatura: August Wilson, Tony Kushner Montaggio: Huges Winborne Produzione: Bron Studios, MACRO, Paramount Pictures, Scott Rudin Productions  Distribuzione: Universal Pictures

Barriere, di Denzel Washington

Valutazione finale: 6 ½ /10