“L’amore è un legame costruito sempre sulla sopraffazione ….“
Le musiche di Thom Yorke, leader dei Radiohead, cesellano la claustrofobica vita di Pietro Vella, docente di lettere di un liceo della periferia di Roma e uomo fascinoso per i propri allievi e in particolare per una di loro: Teresa Quadraro, studentessa appassionata e pronta a gettarsi fra le sue braccia. Pietro è infatti riuscito a farla credere in se stessa fino a farle abbracciare la sua vera passione: La matematica. Inizialmente affiancandola in un percorso che lo ha portato a essere prima suo docente, poi amante e infine confidente.
Luchetti, lo sceneggiatore Francesco Piccolo e Domenico Starnone, dal quale il regista ha tratto per la terza volta linfa vitale per le proprie opere, confezionano sulle solide e capaci spalle di Elio Germano, la figura di un uomo che probabilmente vuole apparire migliore di quel che in realtà è. Aggiungendo alle sue insicurezze intrise e travestite di carisma, tre figure femminili che ne rappresentano l’egocentrismo. L’ex collega, Vittoria Puccini, abile nel portare in scena la figura di una donna in grado di donare al protagonista quella stabilità della quale ha bisogno. L’agente letteraria, interpretata da Isabella Ferrari, che rappresenta il diversivo alla vita coniugale. E per finire l’ex studentessa, Federica Rosellini, incapace di farsi apprezzare all’interno di una trama che la pone perennemente come minaccia e mai minimamente empatica anche nei momenti di intimità. Inizialmente avvicinata per ragioni scolastiche e poi diventata una storia importante, ma che nel momento nel quale quasi per gioco viene a conoscenza di un segreto inconfessabile, preferisce allontanarsi dall’unico uomo che abbia mai veramente amato.
La pellicola di Luchetti, fra gli autori italiani fra i più abili nel portare in scena le insicurezze dei tempi moderni, riesce a esaltare principalmente le doti recitative di Germano, per la terza volta impegnato nelle pellicole di un regista del quale è a tutti gli effetti diventato l’estensione filmica. Purtroppo al di là delle capacità recitative dell’autore di origini Molisane la narrazione stenta a decollare, perdendosi nei meandri onirici della mente del protagonista, non riuscendo a sciogliere non tanto il dubbio di quale sia il segreto di Pietro, ma soprattutto per quale ragione a fasi pressoché cicliche l’ex allieva si diverta a provocarne dubbi e insicurezze.
Da vedere se apprezzate i thriller psicologici venati di malinconia. Da evitare nel caso che abbiate in mente il Luchetti de La Scuola (id.; 1995), Mio fratello è figlio unico (Id.; 2007) o La Nostra vita (id.; 2010).