L’ intreccio di Hole – L’ Abisso si sviluppa tra fiaba horror e racconto psicologico. Il film racconta di una madre traumatizzata dall’ex marito che deve combattere i propri demoni interiori.
Demoni incarnati in parte dal figlio e in parte da un gigantesco buco nel terreno situato a pochi passi da casa sua, nella foresta.
Tra le leggende d’Irlanda ve n’è una che racconta di folletti che nei villaggi rapiscono i bambini.
Li scambiano coi loro piccoli di terra per poi consegnare alle famiglie questi ultimi, trasformati esattamente come i figli scomparsi.
In seguito a violenze subite dal coniuge, non è raro che il genitore-vittima sviluppi, al crescere del bambino, una repulsione verso esso. Siccome egli rappresenta il frutto di un amore sconvolto dalla violenza e suoi tratti sia somatici sia comportamentali potrebbero ricordare alla madre il trauma.
La sua visione del figlio può modificarsi in una paura talmente viscerale da far sfociare il disprezzo in una sindrome definita come Sindrome di Capgras. Disturbo delirante per cui non si riconosce più un familiare.
Lee Cronin debutta nel mondo dei lungometraggi con un film tecnicamente notevole, concettualmente interessante ma debole sulla caratterizzazione dei personaggi, scarni e poco approfonditi. Come si evince dai sottotesti che effettivamente traspaiono dalla protagonista del film, la madre è un personaggio complesso che presenta un quadro psicologico deviato.
Nella pellicola tale profilo non viene spiegato con chiarezza. Né inserito in un contesto che possa far riflettere chi guarda l’opera sulle condizioni sfavorevoli e disagiate di chi convive con un disturbo mentale. Hole – L’ Abisso si concentra nel voler confondere lo spettatore fino al finale, sviluppando continui dubbi su quale realtà sia quella reale e quale sia, invece, quella fantasmatica, generata dall’incubo vissuto dai personaggi. Su questa falsa riga Babadook (2016) aveva costruito una trama perfettamente calibrata tra terrore notturno e realtà de-personalizzante, alienante diurna.
Il lungometraggio di Cronin, invece, inciampa nel momento in cui si deve rendere l’horror pura psicologia, preferendo una risoluzione materiale al sogno angoscioso vissuto dalla protagonista.
Il film raggiunge fin dalle prime inquadrature – la sequenza iniziale è un omaggio a Shining di Kubrick – un ottimo livello di regia, composta e meditata.
L’assenza di “jumpscare” premia Cronin di saper generare un’ansia palpabile in alcune scene, le quali si presentano sia le più angoscianti sia quelle narrativamente più importanti del film. Questa concomitanza tra regia e sceneggiatura nelle sequenze horror costruisce l’intreccio dell’opera partendo dalla paura stessa dei personaggi. In questo modo, laddove il film manca di profondità psicologica dei personaggi, riacquista complessità narrativa grazie all’ottima tecnica di regia.
L’ unico punto realmente debole del film si individua dunque nel finale, che spezza la continuità del regista-narratore che plasma la storia tramite le inquadrature e conclude il lungometraggio con una serie di escamotage da survival horror, de-costruendo tutto l’impianto onirico, l’incubo, il sogno di terrore che lentamente cominciava a stratificarsi al di là delle esperienze vissute dai personaggi.
Ciò può essere visto come un omaggio a La Cosa di Carpenter, come conferma la scena finale.
Una citazione ben riuscita, tuttavia, non può certamente soppiantare la poca originalità di un’opera e poter essere apprezzata, nemmeno se essa rappresenta la miglior conclusione del film sul piano logico…..
Il film coprodotto da Savage Productions e Bankside Films viene distribuito da Koch Media per l’etichetta Midnight Factory e presentato nel formato 2,35:1 con codifica a 1080. Come ormai siamo abituati, per le uscite di prestigio, targate Midnight Factory la confezione è una bella Slipcase contenente l’amaray impreziosita da un gradevole artwork interno.
Oltre al film in Blu Ray troviamo l’immancabile booklet, di dodici pagine, realizzato da Manlio Gomarasca e Davide Pulici per Nocturno Cinema che analizza l’opera in ogni suo aspetto. Il film è stato girato in digitale con Arri Alexa Mini e probabilmente finalizzato in un master intermediato 2K. Siamo di fronte ad un Blu Ray dalla doppia personalità.
Troviamo primi piani intensi e ricchi di dettagli che si alternano a panoramiche o secondi piani poco definiti e impastati. Im parte le cause sono dovute a una fotografia desaturata e ad una illuminazione sempre bassa. Nel complesso il risultato finale è comunque gradevole.
L’audio, come da tradizione è perfetto e coinvolgente. Una pista sonora, che ci regala un ascolto ricco di informazioni e gratificante. Troviamo due tracce lossless in formato 5.1 DTS HD per l’inglese e l’italiano.
La traccia in italiano riesce a rendere piacevole la visione e permette allo spettatore di immergersi completamente nel film circondato da molteplici effetti di ambinza. I dialoghi, risultano sempre chiari e vengono perfettamente integrati con la colonna sonora che ci accompagna per tutta la visione. Subwoofer che interviene puntualmente.
Comparto extra ricco e interessante. Troviamo oltre all’immancabile Trailer:
“Dentro l’abisso” (13,00). Featurette con immagini dal set e interventi di regista, produttori e cast.
“Ghost Train” (16,00). Corto realizzato dal regista che racconta la storia di due fratelli che ogni anno compiono un pellegrinaggio alla vecchia giostra dell’orrore dove il loro amico Sam scomparve quando erano ragazzini