Amabili resti, recensione del film diretto da Peter Jackson

Amabili resti, recensione del film diretto da Peter Jackson.

Pennsylvania 1973. Susie Salmon è una quattordicenne con una grande passione per la fotografia e una cotta adolescenziale per Ray Singh, un ragazzo inglese che frequenta la sua scuola.
Tutto nella vita della ragazza pare procedere nella norma ma durante un pomeriggio di dicembre il campo di mais che abitualmente attraversa per tornare a casa si trasformerà nella sua tomba.
Un pericoloso serial killer, celato sotto le spoglie innocue di un vicino di casa amante delle rose e del bricolage, la stuprerà e la violenterà lasciando sprofondare la famiglia della ragazza in un vuoto incolmabile e mantenendo l’anima di Susan sospesa in un limbo.

Amabili resti, recensione del film diretto da Peter Jackson.

Gli anni nel frattempo passano veloci. La perdita di Susan non è ancora stata metabolizzata dalla sua famiglia. Il serial killer è ancora libero e sicuro di non essere indiziato. Ma Lindsey, la sorella di Susie, e suo padre Jack iniziano a sospettare del loro vicino di casa apparentemente troppo normale…

Peter Jackson torna al cinema abbandonando, almeno per adesso, le grandi produzioni Hollywoodiane cariche di effetti speciali e di azione. Dimenticate quindi le ultime fatiche del regista Neozelandese ma non accantonatele del tutto. Perché anche nel corso di questa pellicola, tratta dal romanzo omonimo di Alice Sebold, l’effetto onirico è quanto mai preponderante. Già perché l’anima di Susan, interpretata dalla sedicenne Saoirse Ronan, rimane per lunghi tratti imprigionata in un limbo fra la vita e la morte. Incapace di decidere se restare legata al desiderio di vendetta o a quello di vedere i suoi cari finalmente consapevoli della sua scomparsa.

Un film che ha la capacità di mantenere accesa l’attenzione dello spettatore!

Dall’altro lato si snoda nel frattempo una trama thriller in piena regola, ove la fa da padrone uno Stanley Tucci monumentale. Candidato all’ultimo premio Oscar quale miglior attore non protagonista, che fa dell’accuratezza dei particolari il marchio di fabbrica di George Harvey, il vicino di casa che tutti vorrebbero avere. Silenzioso e discreto quanto basta capace di non destare mai (o quasi) alcun sospetto. Nel complesso Jackson riesce a mischiare due generi fra loro ben differenti; fantasy e thriller, mixandoli sapientemente e gettando lo spettatore in un vortice di suspense e terrore. Un vortice ove un cast stellare, da Susan Sarandon, nel ruolo di una nonna moderna e tabagista, a un Mark Wahlberg, paterno e rassicurante, passando per una Rachel Weisz disperata e materna, sa muoversi diligentemente.

Il lavoro finale è un film inclassificabile se non come una via di mezzo fra i due generi succitati ma il risultato è infine reso ancor più notevole dall’indubbia capacità di regista e collaboratori alla sceneggiatura capaci di sintetizzare le oltre 400 pagine del romanzo della Sebold in un film sempre in grado di mantenere accesa l’attenzione dello spettatore.

Amabili resti (The Lovely Bones.) USA, Gran Bretagna, Nuova Zelanda 2009 Regia di: Peter Jackson. Genere: Thriller Durata: 139′. Cast: Mark Wahlberg, Rachel Weisz, Susan Sarandon, Stanley Tucci, Michael Imperioli, Saoirse Ronan, Jake Abel, Amanda Michalka, Thomas McCarthy, Reece Ritchie, Nikki SooHoo, Rose McIver, Zachary Gordon, Anna George, Andrew James Allen, Robyn Malcolm. Fotografia: Andrew Lesnie. Musiche: Brian Eno. Sceneggiatura: Peter Jackson, Fran Walsh, Philippa Boyens.

Amabili resti, recensione del film diretto da Peter Jackson.