Anatomia di una caduta, di Justine Triet

a cura di Ciro Andreotti

In uno chalet sulle Alpi francesi abitano Samuel, Sandra e il loro figlio undicenne e ipovedente Daniel. Samuel viene trovato morto sulla neve da Daniel e la polizia inizia a indagare nel passato della coppia fino a incriminare Sandra di omicidio.

Direzione differente, rispetto ai suoi lavori precedenti, per la 46enne regista francese Justine Triet che per una volta abbandona i toni da commedia riuscendo a mantenere incollato alla poltrona del cinema ogni spettatore grazie a una sceneggiatura originale, scritta a quattro mani con il compagno Arthur Harari, nella quale spiccano due linee narrative sulle quali si muove il film.

Da un lato un processo dagli esiti incerti, riguardante la morte di Samuel, docente universitario e aspirante scrittore, che fino alla fine non si sa se sia stato un suicida in preda a una forte depressione o vittima di Sandra, la moglie tedesca, scrittrice di successo che ha scelto, per il bene della famiglia di emigrare sulle Alpi francesi, trovando in una lingua ‘franca’ (l’inglese) il compromesso per le comunicazioni domestiche.

Dall’altro lato sono proprio le comunicazioni famigliari, l’altro filone narrativo predominante, che scopriremo con il progredire della trama non essere più improntate su toni tranquilli e sulla stima coniugale, ma capaci invece di denunciare un clima teso vissuto anche dal figlio, il sedicenne esordiente Milo Machado Graner, ovvero il solo presente al momento della morte del padre, ma anche impossibilitato dal sapere cosa sia accaduto veramente, perché ipovedente, e che proprio nel corso del processo scoprirà come stesse evolvendo il rapporto fra i genitori, che nella sua mente e a fine film non saranno più percepiti come creatori di un clima idilliaco. Ed è proprio quest’anomalia visiva, unita al legame che unisce madre e figlio, ad alimentare i dubbi della giuria e dell’accusa, incerte sulla veridicità delle testimonianze di Daniel.

Candidato con cinque statuette alla notte degli Oscar 2024, e già vincitore della palma d’oro a Cannes 2023, la pellicola di Justine Triet è quindi un thriller che analizza in maniera spietata la vita di una famiglia borghese.

L’attrice Sandra Hüller, candidata alla prossima notte degli Oscar per il ruolo di Sandra e presente anche nella pellicola La Zona d’interesse (The Zone of Interest; 2023) diretta e sceneggiata da Jonathan Glazer, regge sulle proprie spalle le sorti del film, attraverso il ruolo di una donna che per mezzo di pause, cambi d’espressione, d’umore e flashback riesce a dare la dimensione del dramma che sta vivendo.

Film che piacerà e molto, a chi adora i thriller dal contenuto estremamente cerebrale, astenersi tutti gli altri.

Anatomia di una caduta (Anatomie d’une chute) Francia, 2023. Regia di: Justine Triet Genere: Thriller Durata: 150′. Cast: Sandra Hüller, Antoine Reinartz, Samuel Theis, Camille Rutherford, Swann Arlaud, Milo Machado Graner, Jehnny Beth Fotografia: Simon Beaufils Montaggio: Laurent Sénéchal Soggetto: Arthur Harari, Justine Triet Sceneggiatura: Arthur Harari Produzione: Les Films Pelléas, Les Films de Pierre Distribuzione: Teodora Film

Anatomia di una caduta, di Justine Triet

Valutazione finale: 6.5/10