Intervista a Ivano De Matteo, regista di Mia

Abbiamo chiacchierato con Ivano De Matteo, autore di una pellicola riflessiva e attuale, per la quale crediamo che la visione da parte di chi è genitore e anche figlio, sia quasi obbligatoria e ancora meglio se istituzionalizzata all’interno del perimetro scolastico. Partendo da quest’ultimo lavoro e parlando anche del suo recente passato trascorso davanti la macchina da presa, abbiamo cercato di capire l’essenza di uno dei registi meno di cassetta della nostra penisola, passato attraverso differenti esperienze: iniziando a teatro, passando a fondare e dirigere, assieme a Valentina Ferlan, sua compagna di vita e collega, la Compagnia “Il Cantiere”. Ma al tempo stesso anche il regista che ogni volta che arriva al cinema ci sentiamo di consigliare quasi a scatola chiusa, certi che difficilmente ci deluderà.

Diventato celebre grazie al ruolo d’ Er Puma nella serie TV Romanzo Criminale, De Matteo ha nel dirigere pellicole introspettive la propria peculiarità più spiccata

  1. Cominciamo dalla fine: Come mai la scelta, anche non semplice, di portare sul grande schermo una pellicola così toccante e di attualità come Mia ? ( Qui l’articolo – nda) Il film nasce da una confessione di alcuni nostri amici a Valentina Ferlan, la mia compagna nonché sceneggiatrice di tutti i miei lavori. Dopo esserci confrontati sul tema Valentina ne ha scritto un soggetto e immediatamente siamo passati alla stesura della sceneggiatura.
  1. Il casting attraverso quale procedimento di scelta è passato? Tutti sono letteralmente perfetti e di rado, per non dire mai, ho trovato una cifra di realismo così alta. Quando scriviamo un film cerchiamo di avere i nomi degli attori ancor prima del trattamento. In questo caso Edoardo Leo era una prima scelta perché la vera scommessa era farlo amare anche in un ruolo decisamente drammatico e quindi distante dai ruoli brillanti che solitamente porta in scena. Per quanto riguarda la giovane protagonista (Greta Gasbarri), volevamo un’attrice quindicenne che non avesse alcuna esperienza cinematografica e ammetto che dopo tanti provini a vuoto la fortuna ci sia venuta in aiuto. Valentina mi ha mandato la foto di Greta (che è anche un’amica di nostra figlia) e dopo averle fatto un piccolo provino col telefono l’ho invitata a partecipare alla finale dei provini in produzione. Lì ci ha dimostrato con i fatti quanto il ruolo della protagonista le calzasse a pennello. Da quel momento, scelti i due ruoli principali, il resto del cast doveva necessariamente sposarsi con loro. La scelta di Milena Mancini è stata assolutamente perfetta, così come anche quella degli altri attori: da Riccardo Mandolini, per il ruolo di Marco, Alessia Manicastri, in quello di Anna, i due punkabbestia (Giorgia Faraoni e Samuel Franzese) e Giorgio Montanini, per il personaggio del metronotte, fino al cameo di Vinicio Marchioni, nel ruolo del padre di Marco. Tutti quanti hanno saputo contribuire per completare un cast che giudico perfetto.
  1. La tua carriera si snoda fra il ruolo di attore, anche di teatro, di docente, fino a diventare regista, alternando queste varie fasi lavorative. Ma in quale di queste varie professioni ti senti maggiormente completo? E per quale ragione ? In realtà, ho iniziato a teatro dopo aver frequentato ed essermi diplomato alla scuola di Perla Peragallo, scuola che ti formava sia come regista sia come attore. In quel periodo è iniziata la mia carriera e Valentina Ferlan, con la quale già convivevo da qualche anno, è diventata poi l’autrice dei miei testi teatrali. Quindi ho sempre diretto sia me stesso come protagonista dei nostri spettacoli, ma anche altri attori come capo comico della compagnia “Il Cantiere”. In seguito ho girato una decina di documentari facendo anche l’operatore di macchina. Poi, dopo l’esperienza di un paio di cortometraggi, ho esordito nel 2001 con il mio primo film: Ultimo Stadio (id. – 2002). Da lì in poi, ho girato sette film per il cinema e uno per la TV. Per quanto riguarda la mia carriera d’attore l’ho sempre vista e messa in secondo piano. Mi divertiva in particolare quella di attore di teatro. Mentre al cinema ho fatto tante cose, molti piccoli ruoli e altri maggiormente apicali, ma la mia vera passione è sempre stata essere dietro la macchina da presa o comunque dirigere. Quindi mi auguro che questo continui ad essere il mio solo ed unico mestiere.
  1. Proprio a fronte di una carriera in cui spesso il tuo ruolo di attore è quello del coatto di borgata, o almeno quello di un uomo che non bada molto alla forma, quella da regista al contrario è piena d’introspezione. Quindi da un lato ti propongono ruoli da comprimario e caratterista, mentre dall’altro sei nettamente più introspettivo. Dove sta, e sempre che vi sia, la verità? Come attore spesso ho interpretato ruoli da cattivo o da delinquente. Anche se il mio ultimo personaggio per il film Occhi Blu (id.,2021), di Michela Cescon, era al contrario un poliziotto. Inoltre ricordo con piacere anche altri personaggi di altre pellicole come Gente di Roma (id.,2003), di Ettore Scola, o La Ricotta (id., 2006), di Carlo Lizzani e anche Tutti contro tutti (id., 2013), di Rolando Ravello. In tutti questi casi parliamo di ruoli da commedia che mi sono molto divertito a interpretare. Per quanto riguarda la scelta d’interpretazione sono uno che s’affida completamente al regista del film.
  1. Quali le prossime scelte in termini di lavori. Proseguirai dietro la macchina da presa e se sì c’è già qualche soggetto che merita di essere trasferito su pellicola, oppure tornerai a recitare ? Al momento siamo già al lavoro su un nuovo soggetto per una pellicola che avrà come epicentro la famiglia, che è quasi una costante dei nostri film. Per quanto riguarda recitare sinceramente non credo che lo farò a breve anche perché, dopo la prossima pellicola, abbiamo in cantiere un’altra idea che spero di poter girare nel 2025.

  2. Un’ultima domanda che è una personalissima curiosità: il Puma, che mi è sempre rimasto dentro, perché è il solo personaggio di Romanzo Criminale con il quale abbia empatizzato, come hai fatto a renderlo così perfettamente distante da una narrazione in cui la facevano da padrone sete di potere e vendetta? In quel caso ho soltanto seguito le direttive del regista (Stefano Sollima – nda) e affidandomi alla sceneggiatura, alla quale mi sono permesso di aggiungere qualche proposta in merito ad alcune dinamiche. Er Puma era un vecchio personaggio leggermente diverso dai nuovi criminali. Ammetto mi abbia divertito interpretarlo anche perché curiosamente mi ha garantito una certa notorietà, cosa che francamente mi ha stupito.

Intervista a Ivano De Matteo, regista di Mia