Ovosodo, recensione del film diretto da Paolo Virzì

Ovosodo, recensione del film diretto da Paolo Virzì con Edoardo Gabbriellini e Claudia Pandolfi.

Piero, detto Ovosodo, è un adolescente del rione omonimo di Livorno, cresciuto in un famiglia umile con padre carcerato e un fratello maggiore con problemi mentali. Giovanna, sua professoressa di lettere delle scuole medie, lo incoraggerà alla scrittura diventando sua amica e confidente. Sarà però l’incontro con Tommaso, conosciuto all’inizio dell’ultimo anno di liceo, che cambierà la vita di Piero per sempre…

Ovosodo, recensione del film diretto da Paolo Virzì

La voce fuori campo con inflessione Toscana dell’allora esordiente Edoardo Gabbriellini, ci descrive passo passo cosa significasse crescere in un rione proletario di Livorno. Il medesimo dal quale era nato e scappato lo stesso regista, ma anche un quartiere descritto attraverso i suoi stereotipi, le sue manie, le sue consuetudini fatte di amicizie d’infanzia all’ombra dei cortili e di panni stesi alle finestre di condomini dall’aspetto macilento.

Un affresco malinconico di una Livorno vista attraverso gli occhi di ragazzo di rione.

La vita dell’adolescente Piero si snoda inizialmente fra il porto di Livorno, le letture suggerite dalla professoressa Giovanna (Nicoletta Braschi), i guai famigliari con una matrigna che lo sopporta a stento e le difficoltà per arrivare a fine mese, l’amicizia con Tommaso, alias Marco Cocci, all’epoca ancora in bilico fra la carriera d’attore e quella di cantante e leader dei Malfunk, un amico molto lontano dalla sua zona anche antropologica, e che alla fine per quanto controtendenza si scoprirà essere ricco e possidente, e i primi amori consumati con la classica insicurezza dei diciassette anni, fino a un epilogo che chiuderà il cerchio dell’adolescenza per gettare nolente o volente Piero Mansani nell’età adulta.

Virzì mette molto della sua Livorno in questa pellicola agrodolce. Un atto d’amore per chi con dedizione e seppur controvoglia arriva a fine giornata, senza piegare mai la testa, ma adattandosi a quello che la vita è pronta a offrirgli. Proprio in questo risiede quella che lo stesso Piero definisce malinconia, ovvero il senso d’impotenza e di determinismo nel quale si muove il suo personaggio pur sempre con un perenne sorriso sulle labbra.

Ovosodo (Id.) Italia 1997 Regia di: Paolo Virzì. Genere: Drammatico, Commedia Durata: 100′. Cast: Edoardo Gabbriellini, Claudia Pandolfi, Nicoletta Braschi, Marco Cocci, Matteo Campus, Enrica Pandolfi, Regina Orioli, Alessio Fantozzi, Malcolm Lunghi, Pietro Fornaciari. Fotografia: Newton Thomas Sigel. Musiche: Niccolò Agliardi. Sceneggiatura: Angelo Longoni, Eleonora Iavone.

Ovosodo, recensione del film diretto da Paolo Virzì con Edoardo Gabriellini e Claudia Pandolfi.