Recensione libro “Country dark”, di Chris Offutt

Recensione libro “Country dark”, di Chris Offutt.

Ambientato nel Kentucky rurale, tra Mississipi, Monti Appalachi, campi sterminati e la memoria perduta degli Shawnee, popolo nativo oggi quasi scomparso, “Country dark” può essere definito come romanzo maturo della new american leterature. Che annovera per citarne alcuni oltre al crepuscolare Philip Roth, la melanconica espressività di Franzen e il realismo vivido di Don de Lillo.

Il libro racconta di un giovane reduce della guerra di Corea, Tucker che ritorna alla sua terra d’origine, il Kentucky appunto e qui inizia la sua speciale odissea. Essere solitario che vaga alla ricerca di una collocazione, non solo lavorativa. Conosce la sua futura moglie incontrata per caso in uno sperduto angolo campagnolo, si batte per affermare la propria identità di combattente e per una infinita battaglia per la sopravvivenza.

Dotato di una profonda umanità ma anche di una indefettibile scala di valori Tuker è un essere intransigente e poco propenso agli accomodamenti. Quando trova un lavoro poco ortodosso lo esegue con professionalità e dedizione, con disciplina scevra da qualsiasi mollezza e compromesso. Che ne fa di lui una sorta di anima bianca, un ultimo dei Mohicani in salsa yankee. Un lucido Don Chisciotte, senza però averne ne’ lo spessore utopistico ne’ la sovrastruttura interiore non-violenta.

Recensione libro "Country dark", di Chris Offutt
Country Dark è il colore nero del cielo che si può vedere solo in campagna, lontano dalle luci della città…

E’, come il cavaliere di Cervantes, un rastrellatore, qui in versione local, di situazioni difficili, concrete, dure, scolpite nell’acciaio delle contraddizioni della vita quotidiana. Solo che a differenza del personaggio cervantessiano riesce a bypassare il momento elaborativo e sognante a favore di soluzione che quasi sempre si rivelano efficaci.

Scritto con tematiche che ritroveremo nel romanzo del 1992 “Nelle terre di nessuno”, sempre nel Kentucky, crudo e iperrealista ritratto della decadenza di un’area, Dark country svela una delle pagine rimosse dalla narrazione mainstream: la guerra di Corea. Un buco nero dell’epopea americana, rinverdito solo da alcune sporadiche sortite, vedi il film controcorrente Mash (1970) forse sulla scia delle proteste anti-Vietnam che furono particolarmente intense e diffuse in tutto il mondo.

Oggi gli Stati Uniti “guerreggiano” in stand by in vaste aree geo-strategiche, quasi consapevoli della rilevanza di altre guerre come quelle commerciali. Ancora oggi c’è un’ America profonda, lontano dai bagliori iper politically correct. Che non si lascia ammansire delle luci della ribalta e non ha più la forza di rialzarsi, di alzare i pugni al cielo e la cui unica arma sembra essere la rassegnazione. La brillante vena narrativa di Offut sembrerebbe dimostrare il contrario, sospesa tra vitalità naturalistica, ottimismo della volontà e chiaro presentimento di un’ avvenire già presente.

Recensione libro “Country dark”, di Chris Offutt.