Un padre, una figlia, la recensione del film di Cristian Mungiu

Un padre, una figlia, la recensione del film diretto da Cristian Mungiu.

Un quarto di secolo dopo la disfatta di un socialismo irreale, tanto nelle pratiche quotidiane quanto nelle indesiderabili conseguenze intergenerazionali, in Romania una famiglia è alle prese con un male di vivere, collettivo, e strisciante. Ceausescu e i suoi idoli spazzati via dalla rivoluzione. Un assetto democratico e pluralista sembra far capolino tra le macerie di un regime oscuro e tirannico, arbitrario nelle sue manifestazioni e nei suoi esiti.

Un padre, una figlia, la recensione del film diretto da Cristian Mungiu.

Cristian Mungiu continua a percorrere le strade di un cinema serio, sobrio, duro e che non fa sconti a nessuno…

La vecchia guardia è soppiantata ma il grigiore delle periferie resiste. Esaurite le speranze in un rinnovamento democratico delle strutture portanti della società moglie e marito, medico lui ( Romeo) e bibliotecaria lei (Magda) investono sogni perduti di una società migliore nell’unica figlia (Eliza) che dovrebbe partire per Cambridge con una borsa di studio. E’ il sogno di Romeo che deluso dal dopo Ceausescu investe su Eliza desideri di equità sociale. Una borsa di studio, data la bravura della stessa le garantirebbe al compimento dei diciott’anni l’accesso a Cambridge.

Senonchè… In un sistema in cui tutto funziona a fatica, dall’iscrizione alla scuola di inglese, alla prenotazione di un esame medico fino alla ricerca di un’occupazione, i rapporti dalle persone sono regolati da un tessuto di scambi e favori. Clientele che garantiscono una coesione sociale precaria e instabile, legata spesso ad appartenenze a clan, apparati, gruppi di potere consolidati. Una serie di sfortunate coincidenze piomba sulla famiglia del medico, provocando rotture con l’ordine etico rigoroso a cui lo stesso Romeo si è sempre attenuto.

Perfetto Adrian Titien nel ruolo del padre medico intepretato con l’essenzialità recitativa necessaria, così come la solarità della figlia, una luminosa Maria-Victoria Dragus, rattristata dal contesto monocorde. La disarmata figura della madre bibliotecaria è affidata alla brava Lia Bugnar.

Cristian Mungiu, regista e sceneggiatore romeno di cui nel film si avvertono echi autobiografici decisi, appartiene alla generazione post-comunista. Di formazione letteraria e giornalistica, vince la Palma d’oro al Festival di Cannes nel 2007 con 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni ed è aiuto regista in Train de vie di Radu Mihăileanu. Prix de la mise en scène a Cannes nel 2016 con Un padre, una figlia.

Un padre, una figlia (Bacalaureat.) Romania, Francia, Belgio 2016 Regia di: Cristian Mungiu. Genere: Drammatico Durata: 130′. Cast: Adrian Titieni, Maria-Victoria Dragus, Lia Bugnar, Malina Manovici, Vlad Ivanov. Fotografia: Tudor Vladimir Panduru. Musiche: Theodore Shapiro. Sceneggiatura: Cristian Mungiu.

Un padre, una figlia, la recensione del film diretto da Cristian Mungiu.

Valutazione finale: 7/10