Si muore solo da vivi, di Alberto Rizzi – Recensione

I Cuore Aperto sono stati una Funky Band emiliana scioltasi per decisione del loro front man Orlando. Dopo vari anni Orlando si ritrova in un baratro fatto di ricordi del passato inclusi quelli riguardanti Chiara, la sua ex fidanzata. Sarà l’arrivo del terremoto dell’Emilia con la morte del fratello e il doversi occupare della nipote undicenne, Angelica, che lo spingeranno a riformare la band. Cercando di superare tutti i suoi problemi. Si muore solo da vivi recensione

Dopo I più grandi di tutti, pellicola del 2011 firmata da Carlo Virzì, Alessandro Roja, ancora una volta spiantato e talentuoso, si trova a occupare un palco. Tornando nuovamente dietro il microfono di una band, questa volta funky, desiderosa di riformarsi per cercare nuove fortune.

In entrambi i casi è solo la forza della disperazione a portare gli ex sodali a reincontrarsi cercando di ricreare le medesime atmosfere di molti anni pima.

Intreccio e commedia in bilico fra i personaggi delle pellicole di Luciano Ligabue, tutti incredibilmente emiliani, e I Blues Brothers. Con una band ricreatasi da poco ma senza che si siano incontrate le medesime incredibili difficoltà di Elwood e Jake. La band vede l’intreccio di musicisti di primo piano cinematografico.
Da Francesco Pannofino a Neri Marcorè, fino a Paolo Cioni, caratterista che deve la sua notorietà al serial I Delitti del Bar Lume.

Commedia d’esordio leggera, godibile e consolatoria, oltre che con eccellente musica, del regista Alberto Rizzi, che fa ben sperare per il proseguo della sua carriera.

Si muore solo da vivi (id) Regia: Alberto Rizzi Soggetto: Alberto Rizzi Sceneggiatura: Marco Pettenello, Alberto Rizzi Fotografia: Massimo Moschin Montaggio: Davide Vizzini Scenografia: Massimo Pauletto, Italia – 2020 Genere: Commedia – Durata: 95’ Cast: Alessandro Roja, Francesco Pannofino, Neri Marcorè, Amanda Lear, Ugo Pagliai, Andrea Gherpelli, Paolo Cioni, Alessandra Mastronardi. Uscita: 18 giugno 2020